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carcinoma - Bellorofonte

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Il Carcinoma prostatico è la causa più frequente di morte per cancro nell’uomo, l’incremento dell’incidenza e della prevalenza è con l’aumentare dell’età. In Europa vengono diagnosticati ogni anno circa  190.000 nuovi casi, di cui più di 15.000 solo in Italia. Il carcinoma prostatico costituisce l’11 % di tutti i casi di cancro nell’uomo. E’ la causa più comune di morte per cancro avendo ormai superato il carcinoma polmonare, è la seconda causa di morte nell’uomo. Rappresenta  il 29% delle nuove diagnosi di tumore negli uomini e ha un’incidenza comparabile a quella del carcinoma della mammella nelle donne.  

In base agli attuali studi epidemiologici un uomo su sei è candidato a sviluppare il  cancro della prostata nel corso della propria vita, il rischio aumenta se ci sono casi di neoplasia prostatica in famiglia (familiarità).
L’età è strettamente correlata con il rischio di sviluppare un carcinoma della prostata. La prevalenza del carcinoma prostatico è l’unica così fortemente legata all’invecchiamento, questo dimostra quanto sia importante il controllo urologico con l’avanzare dell’età. Infatti l’incidenza dell’adenocarcinoma prostatico continua a crescere con il passare degli anni mentre gran parte dei tumori hanno invece picchi di incidenza a determinate età. Numerosi studi autoptici  in differenti nazioni rilevano un’incidenza di carcinoma prostatico occulto in circa il 15-30% dei maschi ultracinquantenni, meno dell’1 % dei tumori viene diagnosticato prima dei 40 anni. Ad 80 anni, il 60-70% dei maschi presenta evidenze istologiche di neoplasia prostatica. Nei paesi della Comunità Europea,  il tasso d’incidenza del carcinoma prostatico è di 55 casi per 100.000 abitanti  e quello di mortalità di 22,6 decessi per 100.000 individui.  

La determinazione dell’antigene prostatico specifico (PSA) è probabilmente la causa di questo aumento di incidenza che ha portato progressivamente a scoprire in pazienti più giovani un numero elevato di carcinomi asintomatici e preclinici; la mortalità invece non è invece aumentata in uguale misura, rimanendo piuttosto stabile. In Italia  è stimata un'incidenza pari a circa 20.000 nuovi casi/anno con una prevalenza tra i  55.000 e i 135.000 casi.
La massima incidenza di  carcinoma prostatico spetta ai maschi afro-americani: i dati dimostrano un  tasso d’incidenza di 224/100.000,di 150/100.000 per i caucasici e di 82/100000  negli americani asiatici. I tassi d’incidenza del carcinoma della prostata sono più alti nell’America settentrionale (92,4/100.000 abitanti) e  nell’Europa occidentale (39,6/100.000 abitanti), sono moderati in Africa (5,1-31/100.000 abitanti), mentre si presentano bassi in Asia (1,1/100.000 in  Cina e 8,5 in Giappone.

L’eziologia del carcinoma prostatico è  multifattoriale, ed è il risultato di una complessa interazione di fattori genetici ed ambientali come l’età e lo stato ormonale del soggetto. Tra i fattori di rischio ambientali è compreso anche il  fattore dietetico.  Osservazioni recenti  suggeriscono che la dieta, e in particolare un eccessivo apporto calorico e di  grassi, possa avere un ruolo causale. La bassa incidenza del carcinoma  prostatico nelle popolazioni asiatiche potrebbe pertanto essere relazionata ad  una dieta a basso contenuto lipidico e ad alto contenuto in fibre e  fitoestrogeni, che a loro volta potrebbero svolgere un ruolo protettivo.

In che modo il cancro è accertato e diagnosticato?
La sopravvivenza dei  pazienti con cancro prostata dipende da un certo numero di fattori. Uno dei  fattori più importanti è la diagnosi precoce. Il riscontro di valori elevati di  PSA e o la difficoltà ad urinare sono generalmente i segni ed i sintomi che  spingono il paziente ad effettuare una visita urologica , occorre tenere  presente però che il tumore alla prostata quando presente è generalmente  asintomatico; il medico urologo dopo una accurata anamnesi e visita fornirà le  indicazione a ripetere gli esami ematici del PSA effettuare l’ecografia transrettale ed eventualmente programmare la biopsia prostatica.
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